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Federico Berlincioni - da " poesie inedite"
LO CHIAMAVANO AIRONE (poesia dedicata a Fausto Coppi)


Lo chiamavano airone e volava,
volava sui sogni della gente.
Alcuna legge rispettava,
pedalava senza pensieri in mente.

Lo chiamavano airone e volava,
volava come il vento leggero
i sogni della folla animava,
mentre la vittoria era il suo unico pensiero.

Lo chiamavano airone e volava,
volava in un'alba senza sole.
Quando chi lo acclamava poi lo insultava,
tramandando comunque le imprese alla prole.

Lo chiamavano airone e volava,
volava sulle cime dei monti.
Fatica e dolore non considerava,
mentre si impadroniva dei ricordi trascorsi.

L'Airone volò dalle strade al cielo
alzandosi sui pedali: fiero.
Quando le gare furono vinte
e le ultime pagine furono scritte.



LO SCRIVER, MIO NEMICO


Adesso, e adesso che tanti vaghi pensieri ho per mente,
che son qui seduto a tavolino, come parassita
in cerca di gustoso nettare: l'uno nei bocci,
io nello scrivere.

Adesso, che la mano carezza il foglio
e vi scorre lenta,
come perdente atleta
in cerca di affannoso traguardo.

Adesso,che si alza lo sguardo al cielo,
come aeroplano di carta,
troppo in alto, leggero,
che esile ricade con l'anima sua accartocciata.

Adesso che strinto ho il cuore, come tenaglia,
per l'imbrattar sul foglio, d'inchiostro scuro, quello che non so,
che spero mi piacerà un giorno.

Per il profanarmi col mio insulso scrivere,
che orrido vizio, non più rifugio è.
Tanto a vedersi bello agli occhi altrui,
che placherò con ogni forza. Oh nemico mio.

Lo scriver, senza pensiero reggente,
che osa arduamente rovinare
l'innocenza del nulla,
che io vedo attraverso il foglio bianco.

NEL REGNO DI DIO

Fermatevi , o entità regolatrici
fermatevi, angeli illusori
o creazioni della mia mente che voi siate
ad ascoltare l’inconsolabile canto
che disperato recito per voi.



Coronate con la vostra aureola
l’assillo del mio mondo,
e coprite con le ali dorate
il silenzio dell’invidia,
se falsi meriti non vi ho attribuito.

O mio celeste protettore
critica con libertà le mie parole,
ma sempre oltraggia la falsità
che, profana sposa del mio popolo,
costantemente sferza le illusioni,
delle quali un uomo per esser tale deve nutrirsi.

Libera l’anima dal mio corpo
e mettivici dei sigilli con chiave chiusi
se mostrassi il gran dono della caparbietà,
facendo oltrepassare da opportunistici ideali
la mia scarna pronuncia.

O mio divino ispiratore,
sbandiera con lussuria
lo stendardo di pura libertà
che il mio popolo macchiò e macchia di sangue.

Se libertà, vista come ora la vedo,
nel pieno dei suoi principi
afferma che debba uccidere il prossimo
fino ad una tirannica distruzione,
io resterò esule, nella prigione del mio corpo.

Ascoltami angelo illusore o entità regolatrice,
non angosciatevi in legittimi sussulti,
ma, per salvare un non meritevole popolo,
date subitamente voce al mio canto,
ormai indistinguibile da un pianto.


MARIONETTA DEL CIELO

Vedete là, sommerso dalle nubi scure
e offuscato da un alone di tormento,
il rosseggiare di un sole che privo di paure
ombreggia all'alba e svanisce in un momento.

È lì sospeso, senza fili, quale marionetta.
Unico burattino del nostro grande, falso teatro.


ODE DI MORTE

Senti l'ode della morte che te richiama.
Odi la musica funesta per te composta.

Rispondi con vita alla morte.
Chiama come gioa il dolore.
E ispirati a coloro
che la soglia di morte han varcato.


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