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MARIO LUZI  
Poesia

11 settembre
 

Dimettete la vostra alterigia
sorelle di opulenza
gemelle di dominanza,
cessate di torreggiare
nel lutto e nel compianto
dopo il crollo e la voragine,
dopo lo scempio.
Vi ha una fede sanguinosa
in un attimo
ridotte a niente.
Sia umile e dolente,
non sia furibondo
lo strazio dell’ecatombe.

Si sono mescolati
in quella frenesia di morte
dell’estremo affronto i sangui,
l’arabo, l’ebreo,
il cristiano, l’indio.
E ora vi richiamerà
qualcuno ai vostri fasti.
Risorgete, risorgete,
non più torri, ma steli,
gigli di preghiera.
Avvenga per desiderio
di pace. Di pace vera.

(da «La Nazione», 12 gennaio 2002)


Traccia critica


Mario Luzi: la sua poesia ha saputo coniugare da sempre terrestre e celeste, visibile ed invisibile, mediante versi che riproducono in fogge mirabili – trascoloranti dal dolore e dall’angoscia alla letizia, dalle interrogazioni tragicamente dubitanti alla certezza – una dizione incircoscritta del mondo, dell’esistente.
C’è fiducia, nella poesia di Luzi, accanto al dramma; c’è passione operosa e confidente: umana, storica e civile passione, in tutte le accezioni concesse a un sentimento naturale che, alle emergenze di un enigma vissuto e registrato nelle sue occorrenze fenomeniche contraddittorie, spesso crudeli e sbaraglianti, abbina già, nel suo stesso concrescere investigativo e decifrante, un interesse orientato, allo smarrimento e allo sgomento le possibilità di un traguardo rassicurante e prima ancora di un coinvolgimento costruttivo, dotato di senso.
«Nell’opera del mondo». La creazione poetica partecipa in Luzi al processo della creazione, si immette nella storia che quella creazione ininterrotta oscuramente e luminosamente continua. La poesia nell’opera del mondo: nella natura come nel farsi degli eventi. Un’unica appartenenza intima e umanamente incaricata che dà voce, nel mistero, alla volontà dell’universo a vivere e rivivere attraverso la «trasformazione», il «mutamento», e insieme all’inverarsi di un senso, a quell’adempiersi insindacabile e segreto che costituisce la sua legge profonda.
Memoria e storia vengono così ad assumere nell’opera di Luzi significati peculiari e di assoluto rilievo, mentre il tema civile del superamento dell’insensatezza di un «buio sangue» della violenza e della distruzione sfocia e si propaga – quasi un sigillo prezioso o un dinamico vessillo di nuova vita – nel più diffuso afflato verso l’universa compiutezza del cosmo.
In entrambi i casi, partecipando e ricordando, la lirica di Luzi «tende a»: canta costantemente, pur nella rigorosa spietatezza degli accertamenti, su accorate tonalità di esortazione invocante, spesso di fermo ammonimento e di richiamo, ma anche – di nuovo «tendendo» e tuttavia quasi distanziandosi, ricongiungendosi a ritroso alle proprie radici e ritrovandosi miracolosamente originaria – su registri di nitida contemplazione, di intatta e superiore fiducia in quel «magma» che sovrintende alle vicende dell’uomo e del mondo.
Ha scritto Mario Luzi: «Dramma e enigma: provo a isolare queste due parole, a farne un’endiadi. Non so se possono davvero riassumermi ma certo vi riconosco molto di me. Il sentimento creaturale con la sua suscettibilità di fronte alle pene e alle offese non è meno forte del giudizio e del senso storico dell’ingiustizia».
Una dizione incircoscritta e appassionata, dicevamo: e questo è l’approdo che anche in questa occasione ci preme sottolineare, allorché si riconosceranno nei versi compattati, storicamente e civilmente culminanti di Buio sangue tanti tragici eventi novecenteschi e di nuovo millennio: dalla Seconda guerra mondiale e i suoi indicibili orrori alla Guerra del Golfo poi ferocemente riaccesasi, da Praga al Vietnam, dall’assassinio Moro alle stragi che hanno funestato la più recente storia italiana, alle oltranze cruentemente fantasmagoriche e quasi inimmaginabili del terrorismo su scala mondiale.
Accadimenti con cui l’arte inevitabilmente si incontra e si scontra, fornendo, proprio in questo suo umano non potersi sottrarre a necessità e insieme a un dono ricevuto e prezioso come la parola, un’ampliabile indicazione di valore etico ed educativo: una testimonianza e un pegno memoriale che valgono, nonostante tutto, una continuità, un indirizzo riconfermabile, uno sguardo rivolto al futuro. «sguardi cercano pace», come la poesia di Luzi dice. La musica stessa di Richard Strauss prevista da Buio sangue intende sottolineare questo essenziale momento «umanizzante», fraternizzante oltre ogni barriera ed ogni incomprensione, ogni specificità culturale e ogni intervenuta forma di solitudine e di divisione sofferta, di errore, di conflitto, all’interno di un’unitaria vicenda del genere umano.
Il farsi della storia, l’evolversi e il compiersi di un destino; immersione «nel magma» e distanza, immanenza e trascendenza. Anche l’ascolto cronistico appare in Luzi estremamente vigile e sensibile: attento, lucido ed inglobante, pronto a cogliere in tutte le sue imprevedibili manifestazioni la disponibilità della vita al cedimento, all’inerte ottusità, al limite, alla dispersione frantumante e tra sé belligerante, ma anche al riconoscimento delle sue più vere ragioni: quei disegni imperscrutabili e cogenti che l’avvolgono, e che riattivano di continuo, fra terrestre e celeste appunto, unificando, l’esempio cristologico di un Dio «nelle sue spoglie» – lui fattosi mondo, precarietà, violenza subìta, non-senso, storica sofferenza – votato ad un medesimo, condiviso destino di «morte e ricominciamento».
Il mondo è insanguinato, il mondo è al buio: «buio sangue». Ma «O anima del mondo / da tutto ferita, / da tutto risarcita…», dice, bilanciandosi perfettamente tra sofferenza e ricompensa, dramma e speranza, un testo dell’ultimo Luzi intitolato Durissimo silenzio (in Viaggio terrestre e celeste di Simone Martini). Così anche le assemblate «poesie civili» di Buio sangue, le sue parole combinate e chiamate a far parte di un nuovo messaggio, trovano oggi, nella loro concentrata drammaticità sacrificale, nella loro stessa configurazione di rigenerato, ibrido testo che intendendo semplicemente riepilogare ed esemplificare si costituisce, il loro riscatto, la loro luce che esalta: brillano, rischiarano, guidano e confortano, nella notte che incombe, un unico viaggio. (Marco Marchi)


Bibliografia


M. Luzi, L’opera poetica, a cura di S. Verdino, Milano, Mondadori, 1998 (o Tutte le poesie, Milano, Garzanti).
Poesie, antologia a cura di M. Santagostini, Milano, TEA, 1997.
57 poesie, Milano, Mondadori, 1997.
Naturalezza del poeta, a cura di G. Quiriconi, Milano, Garzanti, 1995.
Colloquio. Un dialogo con Mario Specchio, Milano, Garzanti, 1999.
Le nuove paure. Conversazione con Renzo Cassigoli, Firenze, Passigli Editori, 2003.
G. Quiriconi, Il fuoco e la metamorfosi. La scommessa totale di Mario Luzi, Bologna, Cappelli, 1980.
A. Panicali, Saggio su Mario Luzi, Milano, Garzanti, 1987.
AA. VV., Per Mario Luzi, a cura di G. Nicoletti, Roma, Bulzoni, 1997.
M. Marchi, Invito alla lettura di Mario Luzi, Milano, Mursia, 1998.
S. Verdino, introduzione a L’opera poetica, cit.
AA. VV., Mario Luzi cantore della luce, a cura di S. Verdino, Assisi, Cittadella Editrice, 2003.

 

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