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EUGENIO MONTALE  
Poesia

Il sogno del prigioniero
 

Albe e notti qui variano per pochi segni.

Il zigzag degli storni sui battifredi
nei giorni di battaglia, mie sole ali,
un filo d'aria polare,
l'occhio del capoguardia dallo spioncino,
crac di noci schiacciate, un oleoso
sfrigolio dalle cave, girarrosti
veri o supposti – ma la paglia è oro,
la lanterna vinosa è focolare
se dormendo mi credo ai tuoi piedi.

La purga dura da sempre, senza un perché.
Dicono che chi abiura e sottoscrive
può salvarsi da questo sterminio d’oche;
che chi obiurga se stesso, ma tradisce
e vende carne d’altri, afferra il mestolo
anzi che terminare nel pâté
destinato agl'Iddii pestilenziali.

Tardo di mente, piagato
dal pungente giaciglio mi sono fuso
col volo della tarma che la mia suola
sfarina sull'impiantito,
coi kimoni cangianti delle luci
sciorinate all'aurora dai torrioni,
ho annusato nel vento il bruciaticcio
dei buccellati dai forni,
mi son guardato intorno, ho suscitato
iridi su orizzonti di ragnateli
e petali sui tralicci delle inferriate,
mi sono alzato, sono ricaduto
nel fondo dove il secolo è il minuto –

e i colpi si ripetono ed i passi,
e ancora ignoro se sarò al festino
farcitore o farcito. L’attesa è lunga,
il mio sogno di te non è finito.

(da La bufera e altro, in Tutte le poesie)

Traccia critica

La poesia di Montale sviluppa un ordine di rappresentazione in cui la storia umana si risolve e dissolve prima nel suo presupposto naturale e cosmico (Ossi di seppia, 1925), immobile campo di ricognizione del negativo; poi, nel secondo libro delle Occasioni (1939), la modalità del non essere, con il rischio della stessa impraticabilità della poesia, spinge a proiettare sullo schermo figure dell’essere, amuleti di salvezza improbabili e fuggenti, sigilli e talismani dimentichi dell’uso. In mezzo, la mitologia borghese del sacrificio, di un Io perplesso e sfiduciato induce alla creazione di un mondo diviso fra realtà e apparenza, rugosa frontalità e sparizione.
Le due istanze metafisiche costruiscono la posizione figurale del «prigioniero», racchiuso nella propria bolla d’inappartenenza, Arsenio del proprio «delirio d’immobilità». Il terzo libro (La bufera e altro, 1956), è come se spaccasse questi due postulati fissi e si aprisse al dato esterno, bruciando il nichilismo del primo libro e l’imprendibile luce da pietra preziosa del secondo, nella più ampia problematica dell’invasione della storia.
La «bufera», appunto. Dopo avere decantato l’esperienza petrarchista, di poeta metafisico con le sue figurazioni incantatorie, proietta la sua Delia o Selvaggia sullo sfondo di una guerra cosmica e terrestre senza senso, una tempesta di cui la poesia è definizione e scacco insieme. Parola d’ombra e di lamento, il declamato di Montale ex cantante lirico si intride di ferite che straziano la sua precedente illusoria unità, rompe cartilagini; passa il vento terrestre del disastro, della memoria che non salva, ma conduce la borghesia a visitare i luoghi della propria discesa agli inferi.
Il sogno del prigioniero è la prigionia, forse la poesia che conclude La bufera vuole annunciare proprio questo; e quello che verrà dopo, il Montale borghese scriba del dopo storia, sobrio e cinico insieme, archivista del nulla, è passato dalla distruzione del tempo che corrode, nel suo primo libro; del cancro della volgarità umana e della guerra nell’Occasione; e degli unici dèi possibili, quelli pestilenziali, cuochi di una cucina mostruosa dove non sappiamo più distinguere se siamo farcitori o farciti.
Lo spazio angusto di una cella dove spazio e tempo si contraggono sono il teatro della storia che non finisce, in un incubo di minimi gesti, eventi che non annunciano niente, sfiniti ed infiniti insieme. «Albe e notti qui variano per pochi segni». (Giacomo Trinci)


Bibliografia


E. Montale, L’opera poetica, a cura di R. Bettarini e G. Contini, Torino, Einaudi, 1980 (o Tutte le poesie, Milano Mondadori, 1997).
Per conoscere Montale, antologia a cura di M. Forti, Milano, Mondadori, 1990.
Sulla poesia, Milano, Mondadori, 1997.
G. Contini, Una lunga fedeltà. Scritti su Eugenio Montale, Torino, Einaudi, 1974.
G. Debenedetti, Montale, in Poesia italiana del Novecento, Milano, Garzanti, 1974.
F. Fortini, Eugenio Montale, in I poeti del Novecento, Bari, Laterza, 1977.
P.V. Mengaldo, Eugenio Montale, in Poeti italiani del Novecento, Milano, Mondadori, 1978
A. Jacomuzzi, La poesia di Montale, Torino, Einaudi, 1978.
M. Marchi, Eugenio Montale, in Storia letteraria d''Italia. Il Novecento, a cura di G. Luti, Verona, Piccin-Vallardi, vol. I, 1989.
AA. VV., Montale e il canone poetico del Novecento italiano, a cura di M.A. Grignani e R. Luperini, Bari, Laterza, 1998.
E. Testa, Montale, Torino, Einaudi, 2000.

 

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