La metamorfosi
fa' conto che sussista e si valga la mente
d'un umbratile riconoscersi
che le fibre sappiano
la comunione - la chiamata che moscerini e farfalle svolino dentro "dal disio" vocati che la discendenza sia un discendere e il passato un risalire che valgano poco (e fiocamente) attinenze - assonanze - affinità (documenti d'oscuro) che - benché calma calda la voce - il gelo sia immisurabile che (noi sommersi - folgorati - persuasi spenti) s'emani un principio d'identità ormai rancido che tardi troppo un esito qualunque - che (figurato) appaia in contumacia il carro del fieno e del sole che il respiro soffra (esso) la mala gloria e che la vanagloria soffochi: la metamorfosi sarà (di certo) già passata indenne - vittoriosa dentro i nostri corpi di (ex) luce - nel buio brancolante (di ciò che chiamiano mente o spirito o anima - legamento etereo con il carnale) saremo metamorfosi noi pure - pure metamorfosi di ciò che incombe dentro la forma e che tuttavia è già passato - passa la metamorfosi e non torna passa il veltro - il tedio passa tutto il passaggio (passante) di noi che filiamo vacui - cui punge vaghezza - la muta vaghezza d'un film
L'innocenza
la pura - la purissima innocenza con cui Francesca
mi tenne per mano (la bambina Francesca) - un giorno
povero - nel povero salire d'un gran monte
quella tenera mano
e pura fronte che con me (storta adulta) pigolavano
implumi implumi le due teste andavano
cara Francesca
dalla quale (io ben poco insegnando) l'innocenza
la pietà re-imparavo: questo tiepido vento
di timida "maestra"
poi il suo tempo segnò
(il suo battito) zia Vera nell'oriuolo del mio bianco s/contento:
altro riparo - altra innocenza entrò nel luogo ignoto
tra la fronte e il mento (e il mento
e i piedi): tutta m'allagò
(ne potrebbe sortire un cinguettìo - pensa - più che una voce: il vuoto chiama il pieno e viceversa)
allagàta - pudibonda - inversa
feci provviste
d'uva e d'innocenza - di noci per l'inverno
e d'esperienza - d'esperienza del vivere e morire - del
piegarsi (e spiegarsi) a più non posso
del gas nervino
della perdita d'occhio - del perdifiato
e del crimine rosso
ma ancora l'innocenza
m'attendeva (mi tendeva i suoi agguati): furon (ultime)
calze e sospiri calati su gambe incerte
d'infantile vecchia: i tremanti selciati premuti
accanto - i filiformi fiati
della pietà:
e esplose l'innocenza quando
vidi i suoi neri ciechi occhi beati aprirsi a riguardare
il dove e il quando
sentii sparire ogni cesura andando
(andando) tutti insieme al morire - chi danzando
chi (vinto) a tentoni arrancando
chi
(intimidito dall'ottimo reame) passo passo ostinando sé
nel duro lastrico (coi suoi piedi inciampando)
intrisi tutti d'innocente innocenza
tutti insieme colpiti
dal pettirosso che svolò sventando (filante)
la sua trama
dall'equina gazzella - da una brama
che accende sé e i suoi soli esiliando
e ride e piange e parla e scrive
e a lungo tace
solo bianco imparando
(da La scelta - la sorte , Gazebo 2001)
Noi
noi che abitiamo il mondo ma non siamo
il mondo
noi - abitanti
di abissi e bagliori - noi (quanti?)
e i nostri mangiamenti
noi
crudi e cristallini
noi - cuori tardi a crescere
e a tramontare
noi
affacciati su noi
che guardiamo altri noi
nel pésto buio - per livelli di chiarità - per ardua carità ostili e gemelli noi senza purità -. noi affamati d'equa parità - noi qua noi là perduti a cercar mondo noi aggrappati a noi che cerchiamo noi cerchi che ruotiamo in tondo in tondo noi quadrature impossibili che amiamo dir di no per dir sì
che tuttavia vogliamo consenso e amore e ostilità fuggiamo noi tutti accomunati dal respiro - dal moto - dal terrore dal vuoto noi congiunti e disgiunti noi (sfatti) facitori di guerre e paci noi (gelidi) ad armeggiare attorno a braci d'acqua e di paglia di lucori e di faci noi qua che abbisognàmo di tanti noi noi leviamo le tende d'una occidente gloria togliamoci le bende d'una (ac)caduta storia
novembre 2001
(da 20 artisti per l'IRIS , Edizioni dell'Erba 2002)
Mariella Bettarini è nata nel 1942 a Firenze, dove vive e lavora. Dal 1973 al 1993 ha diretto la rivista "Salvo imprevisti", che ha poi preso il nome de "L'area di Broca". Dal 1984, con Gabriella Maleti, cura le Edizioni Gazebo. Ha pubblicato più di trentacinque fra plaquettes e libri di poesia, prosa narrativa e volumi di saggistica. Ha collaborato alle principali riviste letterarie. Negli anni Settanta ha tradotto scritti di Simone Weil. Con i genitori di Alice Sturiale ha curato Il libro di Alice (Polistampa, 1996, poi Rizzoli, 1997; varie ristampe nella BUR Narrativa), tradotto in molte lingue. |