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  Voci della poesia
 
Mariella Bettarini
   
La metamorfosi

fa' conto che sussista e si valga la mente
d'un umbratile riconoscersi
che le fibre sappiano
la comunione - la chiamata
che moscerini e farfalle
svolino dentro "dal disio" vocati
che la discendenza sia
un discendere e il passato un risalire
che valgano poco (e fiocamente)
attinenze - assonanze - affinità (documenti d'oscuro)
che - benché calma calda la voce - il gelo
sia immisurabile
che (noi sommersi - folgorati - persuasi
spenti) s'emani un principio d'identità
ormai rancido
che tardi troppo un esito qualunque -
che (figurato) appaia in contumacia il carro
del fieno e del sole
che il respiro soffra (esso)
la mala gloria e che la vanagloria soffochi:
la metamorfosi
sarà (di certo) già passata indenne - vittoriosa
dentro i nostri corpi di (ex) luce - nel buio
brancolante (di ciò che chiamiano mente o spirito o
anima - legamento etereo con il carnale)
saremo metamorfosi
noi pure - pure metamorfosi di ciò che incombe
dentro la forma e che tuttavia è già passato -
passa la metamorfosi e non torna
passa il veltro - il tedio
passa
tutto il passaggio (passante) di noi che filiamo
vacui - cui punge vaghezza - la muta vaghezza d'un film

L'innocenza

la pura - la purissima innocenza con cui Francesca
mi tenne per mano (la bambina Francesca) - un giorno
povero - nel povero salire d'un gran monte
quella tenera mano
e pura fronte che con me (storta adulta) pigolavano
 
implumi implumi le due teste andavano
cara Francesca
dalla quale (io ben poco insegnando) l'innocenza
la pietà re-imparavo: questo tiepido vento
di timida "maestra"

poi il suo tempo segnò
(il suo battito) zia Vera nell'oriuolo del mio bianco s/contento:
altro riparo - altra innocenza entrò nel luogo ignoto
tra la fronte e il mento (e il mento
e i piedi): tutta m'allagò
(ne potrebbe sortire
un cinguettìo - pensa - più che una voce:
il vuoto chiama il pieno
e viceversa)

allagàta - pudibonda - inversa
feci provviste
d'uva e d'innocenza - di noci per l'inverno
e d'esperienza - d'esperienza del vivere e morire - del
piegarsi (e spiegarsi) a più non posso
del gas nervino
della perdita d'occhio - del perdifiato
e del crimine rosso

ma ancora l'innocenza
m'attendeva (mi tendeva i suoi agguati): furon (ultime)
calze e sospiri calati su gambe incerte
d'infantile vecchia: i tremanti selciati premuti
accanto - i filiformi fiati
della pietà:
e esplose l'innocenza quando
vidi i suoi neri ciechi occhi beati aprirsi a riguardare
il dove e il quando
sentii sparire ogni cesura andando
(andando) tutti insieme al morire - chi danzando
chi (vinto) a tentoni arrancando
chi
(intimidito dall'ottimo reame) passo passo ostinando sé
nel duro lastrico (coi suoi piedi inciampando)
intrisi tutti d'innocente innocenza

tutti insieme colpiti
dal pettirosso che svolò sventando (filante)
la sua trama
dall'equina gazzella - da una brama
che accende sé e i suoi soli esiliando
e ride e piange e parla e scrive
e a lungo tace
solo bianco imparando

(da La scelta - la sorte , Gazebo 2001)


Noi

noi che abitiamo il mondo ma non siamo
il mondo
noi - abitanti
di abissi e bagliori - noi (quanti?)
e i nostri mangiamenti
noi
crudi e cristallini
noi - cuori tardi a crescere
e a tramontare
noi
affacciati su noi
che guardiamo altri noi
nel pésto buio - per livelli
di chiarità - per ardua carità
ostili e gemelli
noi
senza purità -. noi affamati d'equa
parità - noi qua noi là
perduti a cercar mondo
noi
aggrappati a noi che
cerchiamo
noi cerchi
che ruotiamo in tondo in tondo
noi
quadrature impossibili che amiamo
dir di no per dir
che tuttavia
vogliamo consenso e amore
e ostilità fuggiamo
noi tutti
accomunati dal respiro - dal moto - dal terrore
dal vuoto
noi congiunti e disgiunti
noi (sfatti) facitori di guerre e
paci
noi (gelidi) ad armeggiare
attorno a braci d'acqua
e di paglia
di lucori
e di faci
noi qua che abbisognàmo
di tanti noi
noi
leviamo le tende
d'una occidente gloria
togliamoci le bende
d'una (ac)caduta storia

novembre 2001

(da 20 artisti per l'IRIS , Edizioni dell'Erba 2002)

 

Mariella Bettarini è nata nel 1942 a Firenze, dove vive e lavora. Dal 1973 al 1993 ha diretto la rivista "Salvo imprevisti", che ha poi preso il nome de "L'area di Broca". Dal 1984, con Gabriella Maleti, cura le Edizioni Gazebo. Ha pubblicato più di trentacinque fra plaquettes e libri di poesia, prosa narrativa e volumi di saggistica. Ha collaborato alle principali riviste letterarie. Negli anni Settanta ha tradotto scritti di Simone Weil. Con i genitori di Alice Sturiale ha curato Il libro di Alice (Polistampa, 1996, poi Rizzoli, 1997; varie ristampe nella BUR Narrativa), tradotto in molte lingue.