|
Dopo la curva,
finito
in dirittura
il trepidante giro
vede il fiume con sorpresa
farsi prossima la fine
del suo alveo,
del suo proseguimento,
venirgli incontro
l’aria della foce
eppure non si perde
la sua lena, respira e si ravviva
d’acque reflue
azzurre già marine
il suo incipiente agonizzare
tra i salici, le canne, il folto
tappeto d’erbe di palude.
Scintilla qua e là, s’incendia
verso la linea del mare
la poca corrente che discende.
Addio chilometri di corso,
di pazienza, d’ira,
di estasi tra gli argini
nei campi, sotto i ponti.
Prendimi, mare aperto, annullami,
ma restituiscimi alle origini,
riportami alla roccia, alla sorgente...
Questo splende nell’ambiguo alone,
mi affascina, mi confonde...
|