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Anno 2010
  Alda Merini
 
Folle di te, amore
 
 

Alda Merini Ti ho perso lungo i solchi della via,
o mio unico amore,
Dio di giacenza e di dubbio
Dio delle mitiche forze
Dio, Dio sempre Dio
che sei più forte degli amplessi
e dei teneri amori.
Che fai crescere le fontane,
che appari e dispari
come un luogotenente del destino.
Perderti è come perdere la speranza
ed io ti ho perduto
non una ma un milione di volte
e ritrovarti è come sorgere dall’eterno peccato
per vedere le falle della vita
ma anche le tue mobili stelle:
TU SEI UN DIO DI AMORE. (Amore)


Il bacio corre veloce nei miei pensieri
per un bacio ho tradotto Omero
tutto d’un fiato poi
sono diventata bianca come la luna
e ti ho amato fino a morirne
dentro l’urna di un castello di vetro
che nessuno conosce. (Il bacio)


Mi sono innamorata
delle mie stesse ali d’angelo,
delle mie nari che succhiano la notte,
mi sono innamorata di me
e dei miei tormenti.
Un erpice che scava dentro le cose,
o forse fatta donzella
ho perso le mie sembianze.
Come sei nudo, amore,
nudo e senza difesa:
io sono la vera cetra
che ti colpisce nel petto
e ti dà larga resa. (Mi sono innamorata)


Vedessi il volto della mia anima
quando ti vedo e tremo
e diventa foglia d’ascolto.
Vedessi il dito del mio cuore
che ti indica strade sconosciute.
Vedessi il mio amore
che è tenero figlio
che cresce senza padre. (Il volto)


Quando gli innamorati si parlano
Attraverso gli alberi
E attraverso mille strade infelici,
quando abbracciano l’edera
come se fosse un canto,
quando trovano la grazia
nelle spighe scomposte
e dagli alti rigogli,
quando gli amanti gemono
sono signori della terra
e sono vicini a Dio come i santi più ebbri.

Quando gli innamorati parlano di morte
parlano di vita in eterno
in un colloquio di un fine esperanto
noto soltanto a Lui.
Il loro linguaggio è dissacratore,
ma chiama la grazia infinita
di un grande perdono. (Quando gli innamorati si parlano)


Se dovessi inventarmi il sogno
del mio amore per te
penserei a un saluto
di baci focosi
alla veduta di un orizzonte spaccato
e a un cane
che si lecca le ferite
sotto il tavolo.
Non vedo niente però
nel nostro amore
che sia l’assoluto di un abbraccio gioioso. (Sogno d’amore)


No, non chiudermi ancora nel tuo abbraccio,?
atterreresti in me questa alta vena?
che mi inebria dall’oggi e mi matura.?
Lasciamo alzare le mie forze al sole, ? lascia che mi appassioni dei miei frutti,?
lasciami lentamente delirare?
e poi coglimi solo e primo e sempre?
nelle notti invocato e nei tuoi lacci?
amorosi tu atterrami sovente?
come si prende una sventata agnella. (No, non chiudermi ancora nel tuo
abbraccio
)


Angeli,
il vostro occhio è cieco e vede tutto,
angeli,
il vostro occhio vede ed è cieco.
Angeli,
c’è una moltitudine di demoni
che vi perseguita
e c’è una moltitudine di angeli
che vi perseguita.
Tra queste lotte,
tra queste stagioni orrende
di sangue e di morte
di morte e di pace voi vivete,
UNICI GRANDI
STRATAGEMMI DI DIO. (Angeli, il vostro occhio è cieco e vede tutto)


Così l’angelo che si fa demone,
il demone che si fa angelo,
il male oscuro,
la paura del male
diventano l’inferno vivo della mente.
E allora si sente il palpito divino
di una rinascita che non è più possibile,
e su queste rive di canto
nasce forse l’espansione di una lingua
che non conosce nessuno,
e di cui non parlerà mai nessuno.
Mentre la poesia è distanza
tra corpo e copro,
mentre la poesia è amore. (Così l’angelo che si fa demone)


Io ero un uccello
dal bianco ventre gentile,
qualcuno mi ha tagliato la gola
per riderci sopra
non so.
Io ero un albatro grande
e volteggiavo sui mari.
Qualcuno ha fermato il mio viaggio,
senza nessuna carità di suono.
Ma anche distesa per terra
io canto ora per te
le mie canzoni d’amore. (Io ero un uccello)



Le principali raccolte di Alda Merini sono edite da Einaudi e da Frassinelli.