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testi

MAURO BARBETTI
Post-dialogo (Canzoniere per Margherita Hack)

 

I   E ora ci domandiamo: ma questo è veramente tutto ciò che esiste, o è solo un universo tra infiniti altri?”
da Vi racconto l'astronomia, 2002

Un tempo dovevano essere diversi
i cieli sopra questo emisfero
la posizione degli astri
Lucifero e Espero
diversi il vuoto e l'attesa
le speranze umane le gesta
le parole usate e a che scopo
un'ala di mano all'altra protesa
il piede che parte o l'altro che resta
i giorni del prima da quelli del dopo
e tutti gli io che sarei stato 
o non stato mutando antefatto

II   “La spiritualità, per una come me che non crede in Dio, all’anima, all’aldilà, sta nella capacità di amare e comprendere gli altri “
da un'intervista di Barbara Ferraro su AtlantideZine, 2010

Potrei silenziarmi
portarmi a fronte abisso
scarabocchiarvi una resa
(sarebbe tutto)
(potrebbe essere tutto)
se fossi solo io
fuori da questo vetro
di taglio a sezioni
davanti o di dietro.
Ma ho la vita di tutti
abbiamo la vita di tutti
avremo sempre la responsabilità
e l'onere per la vita di tutti

III   “La colpa di Eva è stata quella di voler conoscere, sperimentare, indagare con le proprie forze le leggi che regolano l’universo, la terra, il proprio corpo, di rifiutare l’insegnamento calato dall’alto.”
da Le mie favole, 2008

Non ci aiuta
il frutto del non pensare
l’istinto d’animale
lo scatto della zampa
in tutta l’estensione
che solo l’altra sfiora
insegue e brama
l'essere presi
a numero casistica
valore di statistica
resi semplice tassello
consumatori elettori
bestie da macello

IV   “Le leggi morali non ce l'ha date Dio, ma non per questo sono meno importanti. Questa dovrebbe essere l'etica dominante, senza aspettarsi una ricompensa nell'aldilà.”
da un'intervista di Donatella Mattalia su Panorama, 2005

Presenza è la morte
che compare a volte
in un confronto privato
ove non può toglierci
che uno scampolo di tempo oltre
srotolato a definirsi altrove.
Non ciò che è già realizzato
o che si porta a resoconto.
Affronto
il lento compiersi
ma tu sappi
che lieto è stato
il cammino con te
a me
che ho lasciato un fagotto
nel portico di sotto
come a dirti
di non dimenticare.

“Ho fatto un lavoro serio, onesto, ma senza grandi clamori. Ho solo portato la mia pietruzza al mosaico della scienza, cercando la verità.
da un'intervista a Federico Taddia su La Stampa, 2013

Alla mia mente
sembra ormai bastare
una singola sollecitazione
che a troppe ci si perde
una minimale oscillazione
legata al proprio asse
come se lieve s'indugiasse
in una fase rallentata
in un raggio a curva breve
anticipando l’ultima fermata.
Poiché conosco bene
le leggi sull’attrito
e so che il moto
infinito
non sarà.
Improvvisa
cadrà la verticale   
a piombo    
precipite
come a Pisa
dentro un’immensa cattedrale

VI   “Finché sono viva non c'è la morte, se c'è la morte non ci sono più io, quindi a che serve aver paura?”
da La Repubblica, 2013

Quel piano inclinato
a franare
che non mani
né unghie sottraggono
alle leggi del cadere
in un sotto
che non sappiamo
di piuma o di pugnale.
Tanto bastava
a serrarci gli occhi
nell’opposizione
nel non scrutare
dove se ne andavano tutti
quando qui si terminava
un funerale.

VII   “Non voglio finire sotto i ferri per vivere qualche mese in più: non ne vale la pena”
da un'intervista a Federico Taddia su La Stampa, 2013

D'altri
non me
l'affidarsi al cerotto
al bostik  allo stucco
all’inutile cura del rammendo
pensando possibile posporre
l’inarcatura che fa il tempo
l’intacco all’intonaco
lo scacco a fine di partita
il trucco che non dura
ogni distacco o dipartita
e l’ingorgo nel lavabo
dopo l’ennesima stura.
Tutto un modo provvisorio
di esentarsi oggi dal pedaggio
dal passaggio ad altra sponda
dallo snodo del chiedersi
e l’illusorio che un dio risponda

VIII   “Ho paura di soffrire, di non essere più autonoma, per questo sono così favorevole all'eutanasia. La vita e la morte appartengono all'uomo e non a Dio, secondo me"
da Hack! Come io vedo il mondo, 2012

Decidere io
la verifica l’analisi il metro
la luce che filtra dal vetro
cosa buttare o conservare
il giorno il calendario
il sudario lo sfondo
chi mi resta accanto
mentre vado e dissento
chi accompagna il canto
a ciò che nego o acconsento
e questo flusso di tempo denso
di liquido allontanamento
che lento m’inacqua
e che infine io assecondo