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... Ricordo. Ritornavo, ecco!... Ti vedo
come allor ti vidi, spada d'amore,
fino all'elsa infilata nell'arredo
del tempo che dispogli. Che terrore
di gioia, che spavento, ira di vita
su di me percossa, quando il rumore
lieve e lontano dell'Elsa ne invita;
mi riscosse e dentro mi scuote ancora
come una voce, un taglio che sbandita
toglie me da me stessa e discolora,
nel profondo più infitta quella spada!...
I campi verdi, il maggio mi divora,
quando l'acqua di Cristo sulla strada
di Colle mi sorprende, e si fa sangue,
visione mia di sangue che digrada
di vena in vena fino a farmi esangue,
e d'uno in altro colle, alla Valdelsa...
***
Mi feci serva, e giovinezza langue.
Mi feci serva e pellegrina in arme,
e il campo delle stelle a Campostella
vidi e percorsi con parole scarne,
finchè il silenzio mi mostrò una
stella,
una snella stretta celletta, e i campi
del ritorno, nel dito come anella
stretti, squarciano il cielo come lampi
che vedo e che non colgo, e mi spossesso
e scuoto d'ora in ora, senza stampi...
E giovinezza langue, a te mi appresso!
***
Tessuta del mio tempo a te mi dono,
e mi donai, frate Francesco, al canto
della tua povertà senza alcun trono,
senza angeletti e spiriti di vanto;
ma selvatica vita e di sapienza
tu mi offrivi, solo che dentro un pianto
muto di pena e di gioia e di sentenza
mi vestissi, coperta d'umiltà,
di sangue accesa e d'ogni tua semenza.
Tornai trafitta al luogo di pietà.
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***
Era il paese Castelfiorentino,
il luogo dov'io nacqui ritrovato
in un ansioso, calmo, aspro mattino.Cellula mia,
celletta del commiato,
prego ogni filo d'erba che si muove,
prego l'umile morte d'ogni fiato
d'uomo, di vento, o d'altro che commuove,
che venga a me, che m'empia nel suo mondo,
miele d'amore, o giostra in girotondo!
Voi serpi acute, d'ogni male immondo
ripiene e d'ogni sale, vita e sale
e fatica di strisciare nel fondo
benedetto d'ogni fondo, vi assale
un misterioso vizio e vi fa serve,
vi fa simili a me nel musicale
strazio che vi contorce, e che vi ferve,
dentro un destino fatto per morire
in voi, con voi, fatte non più poterve
appena morso il dente del soffrire;
con voi mi chiusi, e mi chiudo per sempre,
anime benedette dal patire,
dal patire ogni carne che s'adempie! -
Giacomo
Trinci.
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Testo vincitore del Premio Letterario Castelfiornetino
2000 da Ritorno in Valdelsa altri testi,
Atti della II edizione a cura di Marco Marchi.
Nell'illustrazione : Santa Verdiana in una stampa
del 1735
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