Il conto degli anni
Mia madre si svegliava con le stelle
per impastare nella madia il pane
o appendere lenzuola a cieli
d’alba
mentre schiariva il graffio della luna
finestre abbandonando a tramontana
che fiumi d’erba avvolge
curva
schianta
ma uccelli azzurri porta nelle braccia.
E il giorno disegnava
sulla soglia
la sagoma di un vecchio o la sua ombra
che da solo parlava al grano
al
vento
al grido di ragazzi vagabondi
in fuga verso poggi di lavanda.
Noi
che appesi a una fionda si andava
col
cielo fra le mani ad inventare
confini
d’aria
cerchi di presente
ignari di futuro e di passato.
Bagnava il sudore degli uomini i campi.
Nel
sole cicale.
Volavano
falci
mentre scendeva il vento a rovesciare
le margherite ai
cigli delle fosse.
La vita non sfogliava calendari
alla parete vecchia di memorie.
Lo spazio da semina a semina
era il conto degli anni.
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