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Dopo la curva,
                         finito
in dirittura
                         il trepidante giro
                         vede il fiume con sorpresa
farsi prossima la fine
                                  del suo alveo,
del suo proseguimento,
venirgli incontro
l'aria della foce
                         eppure non si perde
la sua lena, respira e si ravviva
d'acque reflue
                     azzurre, già marine
il suo incipiente agonizzare
tra i salici, le canne, il folto
tappeto d'erbe di palude.
Scintilla qua e là, s'incendia
verso la linea del mare
la poca corrente che discende.
Addio, chilometri di corso,
di pazienza, d'ira,
di estasi tra gli argini
nei campi, sotto i ponti.
Prendimi, mare aperto, annullami,
ma restituiscimi alle origini,
riportami alla roccia, alla sorgente...
Questo splende nell'ambiguo alone,
mi affascina, mi confonde...                               Mario Luzi.


...Ed è proprio nella sua appartenenza esclusiva
ad una vita che nasce perennemente alla vita che la poesia di Mario Luzi
si qualifica: poema creaturale che da voce alla volontà dell'universo a vivere
e rivivere.
L'ascolto è singolarmente partecipe e assorto, attento ed inglobante, pronto
a registrare in tutte le sue manifestazioni la disponibilità della vita a riconoscersi in se stessa,
in quell'unico destino di "morte e ricominciamento" che è lo stesso sussunto da uomini e fiumi,
città e paesi, uccelli, pesci, cose...

Marco Marchi.

Da Materia da folli o da poeti e altri testi,
Atti della III edizione del Premio Letterario di Castelfiorentino, a cura di Marco Marchi.
da "Sotto specie umana", Garzanti, 1999.